La famiglia. Che nessuno tocchi il pranzo della domenica

20 Giugno 2016
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Foto x Ponte Giugno (Roma)Prova a domandare a un’amica italiana se ha voglia di venire con il marito e i figli al cinema o in spiaggia, o anche a giocare a pallone al parco nel primo pomeriggio della domenica.

Oppure a invitare i bambini di un asilo romano a una festa di Carnevale di domenica pomeriggio alle tre; o ancora, prova a guidare in autostrada tra Firenze e Roma la domenica, tra l’una e le tre.

La tua amica ti risponderà sicuramente di no, a quell’ora è a pranzo a casa dei suoi o dai suoceri, come il restante 90% degli italiani. I bambini dell’asilo accetteranno di sicuro il tuo invito ma non arriveranno mai prima delle quattro o cinque del pomeriggio, per non interrompere il pranzo domenicale in famiglia solo per partecipare ad una festa “fuori orario”. In nessuna autostrada italiana troverai code, e nemmeno un po’di traffico, in quell’orario domenicale in cui la gran parte delle persone è a pranzo, davanti ad una tavola abbondantemente apparecchiata, alle prese con un piatto di tagliatelle, dell’agnello arrosto o qualche altro gustoso manicaretto.

Il pranzo della domenica è una tradizione indiscutibile in Italia, anche nel 2016, una cosa ovvia che non si sente la necessità di cambiare. La famiglia è importante, così come lo è il riunirsi a tavola, e lo stare insieme alle persone care è visto come un’alta priorità.

Negli anni ’60 Luigi Barzini, scrittore e uomo politico, scrisse delle parole proprio azzeccate sulle tradizioni alimentari degli italiani, collante del legame familiare.

Poiché il mondo è corrotto, confuso, instabile, frenetico e ingiusto, non c’è altra via d’uscita che affidarsi alle sensazioni, ai sensi. Per questo i sensi sono più esercitati in Italia che in qualsiasi altro Paese d’Europa. Perciò gli italiani sono così bravi tra l’altro a fare da mangiare. Dedicarsi alla creazione e al godimento della bellezza può essere una cosa seria, non solo un modo per sfuggire alla realtà ma, al contrario, un modo di aggrapparsi ad essa, quando tutto il resto si disperde nella retorica e nel complotto.

L’Italia ha sempre avuto generali, presidenti, dittatori, insegnanti, burocrati, giornalisti e industriali spaventosamente incompetenti. Ma gli italiani non sopporterebbero mai l’incompetenza di cantanti d’opera, direttori d’orchestra, ballerine, cortigiane, attori, registi, cuochi o sarti.”

La famiglia al primo posto, nel bene e nel male

In Italia non c’è come in Danimarca uno stato che accompagna il cittadino dalla culla alla tomba. La struttura portante del Paese Italia è la famiglia, ed è la famiglia che costituisce una rete di sicurezza per l’individuo, dalla culla alla tomba. Ci si aiuta l’un l’altro economicamente, nelle difficoltà o in malattia, sempre partecipando e condividendo la vita dell’altro, nel bene e nel male.

E questo vale all’interno della famiglia più ristretta, ma anche fra zii e cugini a vari livelli generazionali.

Quando si proviene da un paese come la Danimarca, quello che colpisce maggiormente dei rapporti familiari è il rispetto e la grande cura e considerazione che le giovani generazioni mostrano per quelle più anziane. In Danimarca siamo talmente efficienti che rischiamo di dimenticare velocemente le persone meno efficienti di noi quando diventano troppo vecchie per stare al passo con i ritmi febbrili che la vita di ogni giorno comporta.

In Italia invece c’è sempre posto per gli anziani, che vengono trattati da tutti con considerazione e pazienza. L’Italia è il paese delle piccole aziende e del lavoro autonomo. Molte di queste sono piccole attività a conduzione familiare dove gli anziani continuano a dare il loro contributo di esperienza e competenza, tramandando fino a quando ce la fanno la loro conoscenza alle nuove generazioni. Alcune volte molto a lungo.

Nella profumeria del mio quartiere al Pantheon, i proprietari hanno assunto una ragazza solo per assistere la vecchia nonna, che alla cassa non riusciva più a leggere i numeri sulla tastiera. I vecchi non sono mai guardati come lenti ed irritanti, bensì come una ricchezza. Una cosa emozionante e nuova, agli occhi dei danesi. In una macelleria di Trastevere dietro la cassa siede ancora Irpinia, che a 93 anni tiene tutto sotto controllo, mentre incassa i soldi dai clienti e SENZA nessun aiuto!

Tempi difficili per i giovani che cercano sostegno nella famiglia

Il mito dei giovani italiani che vivono molto a lungo a casa dei genitori è tutt’altro che un mito. È la pura verità, una realtà cronica. I giovani italiani sono quelli che vanno via di casa più tardi rispetto alla media europea. I danesi sono quelli che vanno via più prima di tutti. In Italia circa il 55% dei giovani tra i 20 e i 35 anni abita ancora a casa. Le ragioni sono indubbiamente per lo più economiche, ma c’è anche una certa indolenza perché ai giovani italiani di ogni età piace molto essere accuditi e godere di un alto livello di assistenza in famiglia. I numeri delle permanenze a casa sono saliti leggermente anche in seguito alla crisi economica e all’aumento della disoccupazione giovanile. Più del 40% dei giovani è disoccupato o sta ancora completando gli studi.

Anche qui subentra il supporto familiare, in assenza totale di sussidi di alcun tipo, o di politiche giovanili per coloro che studiano. Ma, malgrado i tempi di crisi e le difficoltà economiche, la famiglia resiste bene, anche se le donne italiane sono tra quelle che fanno meno figli in Europa e i posti disponibili nelle istituzioni sono insufficienti.

Anche i nonni danno una mano occupandosi volentieri dei nipotini; le possibilità negli asili nido sono infatti quasi nulle, e meno del 10% viene inserito nelle istituzioni entro il terzo anno di vita. Ma i nonni sembrano contenti di occuparsi dei nipotini, ed è un piacere vedere tanti nonni o mamme passeggiare nei parchi e giocare con i loro bambini.

La famiglia italiana sta diventando sempre più moderna: famiglie di fatto, arcobaleno, mono parentali o single. Resta però il fatto che è la famiglia, di qualsiasi tipo, a rappresentare un piccolo stato nello Stato, un luogo sicuro dove trovare sostegno, solidarietà, incoraggiamento. Ma soprattutto buon cibo e braccia aperte per accogliere.

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