Charlotte Sorensen. Da Odense a Recale.

16 Settembre 2016
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Pizza, amore e fantasia: i danesi non sanno cosa si stanno perdendo.

Una fotografa danese ci racconta il Sud italia.

Il primo approccio all’Italia.

charlotteSono arrivata la prima volta a Roma con la scuola, nel 91, e me ne sono subito innamorata. Ci tornai poi per iscrivermi allAccademia di Belle Arti e in quel periodo conobbi anche il mio ex marito.

La vita da sposata non è stata bella. Vivevo in un piccolo paese della provincia di Caserta, dove la mentalità era molto stretta: non potevo uscire da sola o frequentare amici.

Quando arrivai c’era molta diffidenza. La gente non capiva come avessi potuto abbandonare un posto così bello come la Danimarca, il paese di Andersen e delle Favole, per scegliere di vivere in un posto come l’Italia del sud, dove c’è la mafia, la “mondezza”…

In realtà il Sud, ho scoperto, che ha “nulla” da dare ma anche “tutto”. Si avverte la necessità di cambiamento, testimoniato dalla presenza di molte associazioni giovanili che vogliono rivalorizzare il territorio e la cultura locale.

Olio e burro/caldo e freddo: diversità e aspetti condivisi delle due culture.

La cucina è diversa. I danesi amano i loro prodotti tipici, burro e margarina. Mia madre ad esempio ha la convinzione che l’olio sia molto più grasso del burro o più dannoso.

Quello che accomuna danesi e italiani forse è il modo di stare insieme. In Italia non si usa la parola “Hygge”, però mi rendo conto che con gli amici italiani è proprio quello che succede, solo che in Italia lo vivono e basta.

Anche in tema di Design ci sono assonanze. I danesi amano il design italiano e in Italia i brand danesi stanno finalmente arrivando.

Ma parliamo di integrazione…

Adesso che ho creato la mia rete, l’integrazione è totale. Non c’è discriminazione di alcun tipo. Anzi. C’è molto interesse verso il mio paese da parte degli italiani.1

Consiglierei ai danesi di fare corsi di italiano prima di venire qui. Questo perché lo Stato italiano non offre corsi di lingua, ma in Italia la lingua si impara in fretta, perché le persone ti aiutano, hanno piacere a insegnarti, anche se non tutti parlano inglese.

Quello che mi sento di consigliare è di venire al Sud, abbandonando pregiudizi e preconcetti. Vedere le cose con occhi diversi, magari iniziando da zone non conosciute, perché l’Italia è un Paese davvero molto interessante che va abbracciato con sentimenti nuovi.

Se dovessi descrivere l’Italia in tre parole: subcultura, questo sottostrato culturale e artistico che si nasconde sotto le apparenze; storicità, la storia italiana dovrebbe essere studiata tanto e meglio; calore, il calore umano qui è tanto, mi sono sentita subito a casa.

In Danimarca l’attenzione alla fotografia è alta, e l’interesse al bianco e nero è onnipresente. In Italia forse meno. Lavoro prettamente per cerimonie, tuttavia il mio socio ed io cerchiamo di proporre uno stile diverso di fotografia. Quello che mi gratifica dal punto di vista artistico sono i miei progetti, nei quali posso esprimere il mio punto di vista.

In Danimarca non amo scattare fotografie, perché è troppo pulita e fiabesca. Quello che cerco in Italia è la bellezza nella bruttezza. C’è sempre uno spiraglio di bellezza anche in una costruzione abbandonatanella mia mente si creano delle storie

Nei contrasti in Italia trovo l’armonia, ed è quello che cerco di raccontare nelle mie foto. Basta fare una passeggiata al centro di Napoli e ti accorgi che cambia tutto da un marciapiede all’altro: è come essere a teatro.

Cosa ti manca della Danimarca?
I primi anni soffrivo tanto l’assenza del sociale, mi mancava il modo di stare insieme con le persone. Adesso avendo costruito la mia rete di amicizie la situazione è cambiata.

Una cosa che soffrivo molto nei primi anni era l’invadenza delle persone. Non mi ci ritrovavo in quel mondo di provincia. Per contro, questo mi ha spinto ad essere molto più selettiva.

Mi manca tutto della Danimarca, inutile negarlo. Mi mancano i miei affetti, i miei genitori, ma penso che avrei difficoltà ad inserirmi nella società danese attuale, perché é andata avanti molto velocemente. La trovo cambiata e poi mi mancherebbero molto i ritmi italiani.

 

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